CONSIGLIO DIRETTIVO
Presidente : Virna Bui, Policlinico S.Orsola Bologna
Vicepresidente: Cesare G. Moro, ASST Bergamo Ovest
Tesoriere: Valentina Pucci, Policlinico S.Orsola Bologna
Segretario: Lisa Forchini, ASST Bergamo Est
Consigliere: Eugenia Pellegrino, IRCCS Policlinico San Matteo Pavia
Consigliere: Annamaria Tanzi, ASST Pavia
Consigliere: Eleonora Meola, IEO Milano
Consigliere: Enza Dossena, IEO Milano
Consigliere: Luca Gippetto, ASST Pavia
Il Case Management
Il case management ha una lunga storia di forte impatto sulla tradizione dei servizi sanitari stranieri. Già dal 1900 si inizia a parlare di infermiere ed altri operatori sociali che coordinavano le cure per i malati mentali e per i feriti di catastrofi e che facilitavano l’accesso al sistema di salute pubblica. In letteratura sono descritti numerosi modelli di case management che riguardano gli ambiti sociali, l’assistenza sanitaria ed il nursing. I primi articoli fanno la loro comparsa su quella letteratura che si occupa dei servizi sociali dal lontano 1970.
Il 1980 vede un incremento del numero di case management all’interno del setting ospedaliero. Il desiderio di diminuire la durata della degenza dei pazienti ricoverati mantendo la qualità delle cure è stato portato avanti fortemente dall’implementazione dei meccanismi dei nuovi rimborsi.
Oggi, mantenere la qualità controllando i costi è il punto cruciale per il successo di ogni organizzazione sanitaria. Lo sforzo crescente per bilanciare qualità e costi all’interno della sanità ha aumentato le domande dei servizi del case management. Un rapporto ufficiale dell’American Association of Colleges of Nursing (2002) ha identificato un aumento della domanda di infermiere con competenze in case management sia per i pazienti ospedalizzati che per i pazienti ambulatoriali. La controversia sulle competenze e le conoscenze è sicuramente molto sentita. Per gestire efficacemente pazienti facenti parte di vari setting è essenziale che il case manager abbia conoscenze specifiche sul processo delle malattie, sulle modalità di trattamento acuto e riabilitativo, sui trattamenti farmacologici.
La conoscenza delle strutture e delle risorse interne ed esterne all’ospedale come pure delle dinamiche psicosociali, ambientali, famigliari, economiche e religiose che riguardano i pazienti e i loro famigliari sono importanti per pianificare e tessere “un filo invisibile lungo il continuum dei servizi”. Nel panorama nazionale, dopo le prime esperienze del S.Orsola-Malpighi e dell’Azienda USL della Città di Bologna nell’ambito dei programmi di gestione dei pazienti nelle strutture dei Post Acuti e Riabilitazione Estensiva si è diffuso anche nei reparti per acuti, nella pediatria in particolare nella Neuropsichiatria Infantile con percorsi attivi e altamente funzionali tra ospedale e territorio per i bambini affetti da patologie a carico del sistema nervoso centrale, tra le ostetriche, le fisioterapiste, negli ambulatori specialistici, nei percorsi clinico assistenziali e per intensità di cura, dove oggi la figura del Case Manager è chiaramente divenuta indispensabile. A nostra conoscenza, in Veneto, Piemonte, Toscana, Friuli e Lazio si stanno avviando programmi di inserimento dell’ICM, anche se ancora non si trovano in letteratura esperienze, se non limitatamente a progetti ipotetici. L’ICM fornisce un importante contributo ai programmi di Clinical Governance (Governo Clinico). Questi hanno l’obiettivo di costruire un ponte ideale fra l’approccio manageriale e quello clinico per ottenere una migliore qualità dell’assistenza, con una riduzione del rischio clinico verificando sistematicamente se le attività clinico-assistenziali sono in linea con le attuali evidenze scientifiche. La letteratura attuale riporta che in tutti quei setting ove vi è presente un Case Manager, lì vi è una implementazione di pratiche basate su evidenze scientifiche. Dunque la figura del CM con il suo ruolo clinico e manageriale è una figura fondamentale, al pari di tante altre, per assicurare la qualità come insieme di aspetti di efficienza, sicurezza, efficacia, appropriatezza, partecipazione ed equità. Purtroppo, anche se attualmente in minor grado e circoscritto in alcune aree geografiche, nel panorama sanitario italiano rimane un grosso problema di riconoscimento definitivo di questa figura che taluni vedono conflittuale con la figura del medico (responsabile del caso nella legislazione italiana), in particolare sul territorio con il MMG. Tuttavia dai più vi è apertura ad una sanità improntata alla collaborazione ed alla integrazione fra più figure professionali nell’interesse del percorso del paziente (Infermiere ed Ostetrica come Care Manager).
La Associazione Italiana Case Manager é una Associazione senza fini di lucro ed ha come finalità lo studio e la ricerca dei processi di trasformazione delle professioni, delle tecnologie e dei modelli organizzativi dell’assistenza sanitaria riguardanti il Case Management.